20 drammi che gli studenti pendolari devono affrontare ogni giorno

20 drammi che gli studenti pendolari devono affrontare ogni giorno

Anni fa anche io ho frequentato quella valle di lacrime chiamata università, un periodo povero di soddisfazioni, di soldi e di magnesio. Inoltre ero segnato da un’altra immensa sfiga: non solo studente, ma studente pendolare. Una vita fatta di sacrifici e mal ripagata dalla società e dal tuo fisico. Perciò cercherò di ricorrere ad un nostalgico amarcord cercando di esorcizzare un periodo del mio passato difficile a scordarsi.

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#1. Ti svegli con il buio, l’ideale per iniziare la giornata.

 

#2. Quando esci di casa alle sei fa ancora freddo, ma a metà giornata ci saranno trenta gradi. Devi scegliere se congelarti la mattina o crepare cucinato dentro il cappotto a mezzogiorno.

 

#3. Quando sta per arrivare il treno devi calcolare in quali punti si fermeranno le porte dei vagoni e, contemporaneamente, tenere a bada con la coda dell’occhio gli altri pendolari per non perdere la posizione di vantaggio. Tutto questo per sperare in un posto a sedere.

 

#4. Anche se trovi un posto a sedere la pace non è raggiunta, la sfida con il gomito del passeggero che ti siede accanto durerà tutto il viaggio.

 

#5. Due cose sono certe nella vita: la morte e i treni in ritardo. Arrivato a destinazione sei ogni giorno costretto ad una corsa al limite del sovrumano con sei chili di libri a farti da fardello. Il tratto di strada dalla stazione all’università è infatti la prima causa di infarto giovanile.

 

#6. La conseguenza più rilevante del tuo viaggio mattutino è arrivare a lezione alle otto del mattino sudato come Pavarotti dopo sei rampe di scale, puzza compresa.

 

#7. Schiere di angeli bestemmiano in coro dentro la tua testa quando vedi compagni fuori sede permettersi di arrivare in ritardo.

 

#8. Quando i tuoi amici ti chiedono perché sei sempre stanco vorresti fargli mangiare i denti con un destro ma non ne hai le forze.

 

#9. L’eloquenza al rallenty dei docenti sembra studiata apposta per farti addormentare.

 

#10. Durante la pausa occupi il poco tempo che hai per chiudere gli occhi danneggiando permanentemente la tua vita sociale.

#11. A pranzo devi scegliere tra il panino indurito portato da casa al sapore di morte, e l’ineluttabile e interminabile supplizio biblico della coda della mensa universitaria.

 

#12. Dopo pranzo bevi cinque caffè e nella prospettiva di dover affrontare ancora un pomeriggio di lezioni ti perdi a pensare a diversi metodi di suicidio.

 

#13. Finita la giornata devi riavvolgere in rewind, altra corsa disperata per non perdere il treno, altra guerra con signora sessantenne per conquistare un posto a sedere.

 

#14. Il vagone di ritorno è la tua aula studio, tra crampi alle gambe, climatizzatore guasto e gente che prova le suonerie e che vorresti gambizzare.

 

#15. Mentre gli studenti fuori sede sono a fare aperitivo tu piangi in autobus.

 

#16. Arrivato a casa devi subire la domanda che tua madre ti ripete dalla prima elementare: “che avete fatto oggi a scuola?”.

 

#17. Con gli occhi gonfi dal sonno ti ritrovi senza speranza a guardare l’Eredità aspettando la cena.

 

#18. Dopo esserti rifocillato guardi la bacheca di Facebook costellata di aggiornamenti di feste universitarie dei tuoi compagni fuori sede che se la spassano. Ogni tanto valuti il punto ideale della tua stanza per appendere una corda.

 

#19. Alle dieci sei già a letto.

 

#20. Realizzi che se sei pendolare è perché sei povero

Andrea Passador

Artista, scrittore, musicista, poeta, giornalista freelance e attore teatrale. Non sono niente di tutto ciò.